Carlo Farioli
Carlo Farioli
Busto Arsizio, 5/05/1931 – Milano, 1/03/2013
Di formazione autodidatta ha frequentato il corso serale di nudo all’Accademia di Brera a Milano. Ha iniziato la sua
attività professionale come disegnatore di stoffe, attività che lo ha portato a visitare Parigi dove la pittura
impressionista ha esercitato una influenza profonda sul giovane artista.
Abbandonato l’impiego si dedica totalmente alla pittura. Sul finire degli anni ’60 inizia una serie di viaggi che
modificano radicalmente sia la tecnica sia la concezione artistica del suo lavoro. I soggiorni in Bretagna, in Africa (nel
Sahara e nell’Uganda), in Spagna, in Messico, in Brasile, determinano lo sviluppo formale della pittura,
dall’impressionismo all’espressionismo.
Nei suoi dipinti l’artista usa particolarmente il colore, il movimento della pennellata e del disegno nel tentativo di
rendere con il massimo d’immediatezza una straordinaria molteplicità e diversità di visioni. Sua priorità è stata quella
di fermare l’immediata emozione dello sguardo con la frantumazione dei dati oggettuali che si snodano davanti ai suoi
occhi. Tipici i riferimenti ai temi dei “galli”, delle “corride” realizzati con olio e acrilici sia su tela sia su tavola.
Ma sono soprattutto i viaggi africani a condizionare definitivamente l’opera pittorica con le atmosfere infuocate del
deserto, la visione di uomini quasi surrealmente immobili in mezzo a spazi immensi, l’esaltazione delle grandi
figurazioni che la natura ha plasmato in grandiosi scenari dove domina soprattutto la solitudine. Nel tentativo di
cogliere l’intima essenza di queste visioni, spesso allucinanti, il pittore approda a forme che sembrano riallacciarsi più
inconsciamente che intellettualmente al surrealismo.
I “massi” e gli “scogli” sahariani si inseriscono in questo spazio con una ricchezza materica opaca così da creare
soggetti palpabili come sculture in pietra.