Continua allo Spazio Arte Carlo Farioli l’iniziativa “I doni della quarantena”, l’esposizione in vetrina di opere e installazioni realizzati da differenti artisti durante il lockdown.
Dopo l’opera FREE BREATH di Alex Sala, da sabato 27 giugno sino all’11 luglio verrà esposta l’opera “Abbracci mancati” della scultrice Irene Cornacchia.
L’iniziativa, ideata da Filobus (il laboratorio permanente di Arti tessili dell’Associazione Culturale) nasce dal cambiamento imposto da questo momento storico, che ci ha insegnato quanto velocemente possano mutare le abitudini, quanto sia importante adattarsi e soprattutto dare un senso alle novità.
In un momento che resta di grande incertezza si è pensato di poter continuare a trasmettere i valori dell’arte trasformando la vetrina della sede di via Silvio Pellico 15, a Busto Arsizio in una sorta di Micro Museo sempre visitabile perché aperto sulla Città, destinato a chi cerca un incontro con l’arte e a chi passa casualmente per strada. Ogni quindici giorni si alterneranno installazioni di artisti e opere a cura di Filobus. Ognuno racconta e si racconta.
“In Irene Cornacchia – spiega Sonia Catena critica d’arte – convivono due anime: la forza della materia e la leggerezza dell’immaginazione. La durezza dei materiali fra le mani dell’artista diventa materia plasmabile e morbida, quasi tremante, si dispiega fra una lavorazione intima e appassionata, classicista e moderna, capace di donare alla scultura una vivida consistenza. Corpi plastici dalle differenti posture ed espressioni, riflettono il tumulto dell’animo che la scultrice sollecita attraverso la manipolazione fisica, un dialogo invisibile tra la fermezza della materia e il movimento della forma. L’artista lombarda studia la trasformazione del corpo attraverso le alterazioni volontarie o inconsapevoli della carne e dei muscoli, contenuti nella pelle. Una ricerca sull’anatomia umana che guarda all’intensità di Michelangelo, ai corpi non finiti di Rodin o a quelli fotografati da Mapplethorpe. Come nella scultura, nei disegni e nelle bozze preparatorie, il tratto a carboncino dell’artista si fa schietto e deciso, espressione di istintività ed energia, non riesce a contenersi bensì trasmette forme nervose e irregolari. In alcuni lavori la dimensione spaziale si annulla, i corpi schiacciati sulla superficie danno la sensazione di una sospensione in un luogo imprecisato. Il corpo diventa paesaggio, ove i muscoli sembrano promontori su cui l’occhio scivola, le pieghe della pelle ricordano versanti rocciosi ripidi e scoscesi in cui lo sguardo si tuffa. Ogni elemento scultoreo diviene natura sconfinata che si spinge verso il cielo della pittura, orizzonte etereo e impalpabile che aiuta a placare la materia, struttura greve del corpo. Opere cariche di tensione vitale, esprimono un ideale di bellezza dal sapore classico e dall’aspetto tormentato, incoraggiando ombre intense ed espressive. Superfici porose, scavate, abbozzate su cui la luce si staglia o guizza, si diffonde o tace, sottolineando le linee forti e nette, dai volumi plastici e dai chiaroscuri marcati”.